>>Ibsen a Casamicciola Terme
>>Il logo
>>News

EVENTI


>Ibsen e i giovani
>IbsenArte
>Studiare Ibsen
>Ibsen oltre il 2006

 

>>Partner
>>Contatti
>>Come arrivare a Casamicciola Terme
>>Links



































































 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 






O come vorrei restare su questa terra
per vivervi tutta la mia vita
(H. Ibsen)

Il genio di Henrik Ibsen
si incendia di mediterraneità
. Anche per il padre del dramma moderno l’incontro con la luminosità delle terre mediterranee è come una sorta di folgorazione; anche per lui, abituato al pallido sole boreale, l’Italia diviene la meta agognata dove si incontra la bellezza ideale

di Antonina Garise De Palma

Deluso dal comportamento dei suoi connazionali, che non erano intervenuti in aiuto del popolo danese sopraffatto dalle truppe del re di Prussia, Ibsen va via dalla Norvegia in volontario esilio e sceglie come nuova patria l’Italia, il favoloso Sud, la terra promessa per tanti uomini di cultura provenienti dalle terre del Nord e abituati a convivere con una natura severa, quasi minacciosa e le brume delle loro latitudini.

In Italia egli può dedicarsi con una certa tranquillità al suo lavoro di drammaturgo grazie anche a una generosa borsa di studio elargita dal governo norvegese per l’intervento di alcuni intellettuali suoi amici.

Mi piace riportare le parole di Henrik Ibsen di fronte a Miramare che appare in tutta la sua radiosa bellezza:

«Partii per il Sud attraverso la Germania e l’Austria, attraversai le Alpi il 9 maggio (1864). Sulle alte montagne le nuvole erano sospese come grandi, scuri sipari, sotto cui noi, passando, attraversammo il tunnel e improvvisamente ci trovammo presso Miramare, dove la bellezza del Sud, uno strano luminoso bagliore, abbagliante come marmo bianco, improvvisamente si manifestò ai miei occhi e segnò tutta la mia produzione a venire, anche se non tutto in essa era bellezza».

Come tanti altri viaggiatori del suo tempo, subisce infatti l’attrazione di questa magica terra: la cultura, la spontaneità, lo stile di vita, il clima, i colori, l’architettura hanno una positiva influenza su di lui.

Enrico Ibsen nei drammi appunto realizzati nel nostro paese forse riesce ad esprimere il meglio di sé come messaggio poetico ed epico. Egli sembra infatti diventare un altro uomo, gettando alle spalle la sua cupezza e l’amarezza per la sfortunata guerra danese, sembra che voglia vivere solo per la sua poesia, e i grandi temi già anticipati nelle opere composte prima della sua venuta in Italia, ora sono espressi nella maniera più compiuta e perfetta.

A Roma, dove egli subisce il fascino della città eterna e dove è soggiogato dalla grandiosità dei monumenti come la Basilica di San Pietro e la maestosa ed elegante cupola michelangiolesca, compone il dramma dal titolo Brand, dal nome del protagonista. In tale opera si avverte la volontà dell’uomo a perseguire il suo ideale, la propria aspirazione alla perfezione, a costo anche della vita; Brand che aspira all’assoluto, però, si smarrirà nella montagna di ghiaccio morendo senza raggiungere la mèta, e solo alla fine quest’eroe così rigido nel suo ideale di perfezione dimostra di possedere una tenue fiammella d’amore: infatti le ultime parole di Brand sono: «L’Essere Supremo è un Dio di carità».

A Roma egli medita il Peer Gynt e quando giunge a Casamicciola nel maggio del 1867, porta con sé i primi appunti del dramma che poi sarà sviluppato durante il soggiorno dello scrittore all’Albergo Europa, cioè Villa Pisani e ora Villa Ibsen. Uno studioso ibseniano, il prof. Ladislav Reznicek, così parla del luogo in cui soggiorna Ibsen: «E’ possibile assaggiare l’acqua del mare e risalire il ripido sentiero che porta alla Sentinella dove si trova Villa Pisani. Occorre un quarto d’ora di cammino per raggiungere il luogo dove è facile prendere il volo verso un paese favoloso non desta meraviglia che Peer Gynt abbia costruito qui i suoi castelli aerei.» II Peer Gynt risente dello stato di grazia in cui lo scrittore si trovava e che lo fa lavorare malgrado il caldo e anche di buon umore, come egli scrive ad Hegel nell’agosto del 1867.

La natura mediterranea dell’isola d’Ischia si avverte nelle pagine del Peer Gynt e non solo questa, ma forse anche l’indole, il carattere delle persone del luogo che egli ha modo di conoscere. In questo dramma il contrasto tra la vita estetica e quella morale esiste ancora ma è sdoppiato nei due protagonisti, l’allegro e spensierato Peer e la dolce Solveig, ambedue cosi somiglianti sotto certi versi alla nostra gente. Lui è un marinaio in cerca di avventure e si discosta nel suo viaggiare allegramente e senza remore dalla norma morale. Solveig fa pensare alle nostre donne nella loro attesa fedele del ritorno del proprio uomo che navigava per i mari non in cerca di avventure, ma di un tozzo di pane. Ella non gli è fedele solo in ossequio alla regola di vita che si è imposta, ma anche per amore; questo amore diventato quasi materno quando alla fine Peer ritorna non più allegro giullare, ma uomo deluso e avvilito, salverà e riscatterà quest’ultimo.

Lo scrittore lascerà Casamicciola alla fine dell’estate forse impressionato da una leggera scossa di terremoto, trasferendosi a Sorrento, dove qualche anno dopo comporrà il dramma Spettri. Nel giugno del 1879 egli è ad Amalfi e realizza Casa di bambola, un dramma dei nostri tempi, i cui personaggi principali già vivevano nella sua coscienza e nella sua mente da tempo. In tale opera non solo ci rappresenta la lotta dell’uomo che tende alla propria libertà senza riuscire peraltro a liberarsi dei propri limiti e del convenzionalismo degli schemi sociali stratificati, ma l’autore per la prima volta nella storia della cultura mette in discussione la condizione della donna vista dal lato di lei.

In Casa di bambola Ibsen appunto evidenzia come tutto nella società è visto nell’ottica del maschio; nel dramma sono perfettamente delineate le ingiustizie e la considerazione meschina in cui la donna è tenuta e la lotta sofferta di Nora per affermare la propria dignità e personalità non solo di donna, ma di essere umano, di fronte al perbenismo ipocrita e vile del marito.

II pensiero del grande drammaturgo norvegese è tuttora attuale nella nostra società fatta di contraddizioni, alcune volte di comportamenti esasperati e dove i contrasti tra opposti egoismi alcune volte portano ora come allora a risvolti drammatici.

SCARICA LA VERSIONE STAMPABILE

























>>Scrivere è vedere
>>Peer a colori
>>Concorsi\regolamenti
>>Pubblicazioni
>>Download
>>Credit






>>>>>>fotogallery